Cara pallacanestro,
non avrei mai pensato che saresti stata lontana dalla mia vita per così tanto tempo; si molte volte ci siamo allontanati, per volontà mia o per infortuni vari, ma continuavi a riempire le mie giornate in tv oppure dal vivo, perché ovunque guardarti è bello. Ma adesso, adesso non posso far niente: giocare in casa mi è impedito dal simpatico vicino di sotto che appena fai un tiro inizia a sbraitare e a invocare la marcia su Roma; in tv ormai non ci se più, l’unico campionato rimasto è quello taiwanese con Sim Bhullar, che per carità è basket, ma fino a un certo punto (anche se meglio di niente) e le repliche, si belle, ma non bastano. Per fortuna Netflix tira sempre fuori qualcosa di bello e The last dance è una manna dal cielo in questo periodo buio, ma 2 ore a settimana non bastano a riempire il vuoto.
Senza di te divento ogni giorno più ciccione, fare attività fisica è noioso senza una palla che rimbalza e i compagni che rendono speciale ogni momento. Ciò che mi manca più di tutto è l’atmosfera della partita, anche se sto male ogni volta ne vale sempre la pena, lo spogliatoio pieno di cazzate, il riscaldamento, la ruota, le parole del coach a caricarci e poi in campo pronti a dare il massimo, anche se non sempre va bene. Eppure, anche la sconfitta mi manca, le cazziate dell’allenatore, le sfuriate dei compagni, ma poi la combo panino-birra post-partita a tirarci su sempre. Darei tutto anche per un solo allenamento, ad interrompere questo forzato digiuno, anche senza usare lo spogliatoio, anche senza doccia alla fine, anche con la mascherina in volto, tutto, per poter sentire la palla rimbalzare di nuovo sul parquet (che poi, chi l’ha mai visto il parquet) e sentire il ciuff della retina (anche se una volta su 10 tiri).
Vorrei tornare in palestra a sentirti di nuovo tra le mie mani e tra le mani di quei bambini che chissà quanto gli manchi. Chissà se stanno bene senza il loro amato sport, chissà se stanno facendo le cose che gli diciamo di fare. Chissà cosa cambierà in loro a causa di questa interruzione, chissà se avranno le stesse sicurezze di prima o se invece, saranno cresciute in loro insicurezze e paure. Speriamo che al ritorno in palestra queste scompariranno al toccare la palla.
Sì, perché questa magica palla rotonda che rimbalza scaccia qualsiasi brutto pensiero, ti fa sentire felice anche solo per quelle poche ore a settimana, quando la prendi in mano ti senti un’altra persona, pronta a tutto e il resto non conta. Conti tu, la palla, e il canestro, nient’altro.
Ed è per questo che tutti noi non vediamo l’ora di tornare a giocare con te, con lo stesso spirito di prima, più forti di prima, ma probabilmente come molto meno fiato di prima, per sentire di nuovo la sensazione magica di riaverti in mano. Fidati, torneremo, e sarà bellissimo.
Beh, cara pallacanestro, arrivederci, al più presto possibile.