L’educazione e l’istruzione sono i fondamenti di ogni cultura. La società nella quale viviamo, tuttavia, investe pochi finanziamenti e scarse attenzioni a questi due temi. Una simile mancanza ha un peso rilevante nella costituzione di buone pratiche democratiche, nell’acquisizione di stili di vita consapevoli e nell’adozione di differenti forme di ben-essere personale e sociale. La società contemporanea dispone di pochi luoghi e di poche comunità capaci di educare. L’unico luogo educante è la scuola, la quale, tuttavia, ha il compito di istruire, oltreché di educare e dunque si carica di un compito che non può raggiungere da sola.
Quando si passa molto tempo a contatto con i bambini e le bambine, si matura interiormente la consapevolezza che le azioni educative abbiano un valore immenso. Chi lavora o agisce in ambito educativo ha a che fare con il futuro e lo sviluppo delle potenzialità degli individui e dunque possiede un potere da gestire con attenzione e con cura.
Per questo motivo, occorre capire quali sono gli altri luoghi educanti e quali possono essere le attività in grado di contribuire alla formazione di una società capace di prendersi cura della salute, dell’istruzione, del benessere e della formazione di persone consapevoli, realizzate e democratiche.
All’interno di un mondo privo di valori tradizionali condivisi e retto ancora sull’ideale dell’economia come mezzo e come fine della gestione sociale, praticare uno sport insegna non solo l’importanza del movimento fisico per il benessere e la soddisfazione personale, ma anche la possibilità di incontrare contesti democratici dove inserirsi ed essere parti attive. Lo sport è un ottimo esempio di pratica corporea con connotati educativi e formativi. Esso è una pratica educante: possiede delle regole, è spesso meritocratico ed egualitario, invita al fair play, è pacifico, e dunque ha un forte connotato etico e morale.
Se l’intenzionalità e la finalità di chi propone sport sono orientate nella giusta direzione, la sua pratica è capace di orientarsi verso l’insegnamento di quei valori democratici che altrove trovano sempre più difficoltà non solo di insegnamento, ma anche di applicazione. Lo sport, infatti, insegna che, se si accettano e si rispettano le regole che definiscono una certa disciplina e regolamentano alcune condotte, chiunque può trovare spazio e realizzazione. A patto di rispettare le regole condivise, gli atleti e le atlete sono uguali e hanno pari opportunità e pari diritti.
Lo sport è, prima di tutto, un gioco. Come ogni gioco, possiede delle regole. Sono le regole il motore etico e valoriale che eleva lo sport a pratica educativa e sociale. Ogni gioco svolto nel mancato rispetto delle regole è destinato a fallire ed essere cambiato, poiché non trasmette alcun senso di giustizia e di uguaglianza. Educare alla regola e al fair play, ossia al rispetto del gioco e delle componenti che permettono di giocare -arbitro, avversari, compagni e allenatori- sono già due elementi pedagogicamente rilevanti. All’interno della società contemporanea, individualista e relativista, il solo fatto di insegnare e coltivare il senso di uguaglianza, di rispetto e di giustizia contribuisce a far crescere persone autonome, responsabili e collaborative, e sviluppa in ciascun atleta la propensione alla giustizia e alla democraticità.
All’interno di questa rinnovata consapevolezza occorre educare ed educarsi ad una pratica sportiva capace di avere la dimensione educativa e formativa come sua essenza; uno sport che è in grado di insegnare competenze critiche ed emotive, e trasmettere valori finalizzati a migliorare il rapporto di sé con se stessi e di sé con gli altri.
Le conoscenze personali derivanti dalle sensazioni, dalle percezioni e dalle emozioni sperimentate nel gioco, se vengono insegnate sul modello pedagogico-educativo e non prestazionale-agonistico, favoriscono l’espressione delle proprie potenzialità e il benessere integrale di sé a partire dal corpo. Per questo motivo, l’intenzione del Ciesse Freebasket è di contribuire alla realizzazione di una comunità educante.