Troppo spesso si sente circolare l’idea che il basket, il calcio o addirittura lo sport sia una prerogativa maschile. Sono pochi gli sport “consentiti” a una donna dall’immaginario collettivo, nei quali si assiste tuttavia ad un’inversione ideologica, poiché i maschi che li praticano vengono troppe volte considerati “femminucce”.
Anche questa è violenza.
La violenza fisica sulle donne è una forma orribile di violenza, ma anche le parole e i pensieri possono essere orribili e violenti. La violenza verbale non ferisce esteriormente come quella fisica, ma segna l’animo delle persone, le ferisce, le uccide interiormente.
Lo sport possiede una forte componente egualitaria ed è stato per molte donne una forma di emancipazione potente. Non possiamo permettere che circolino ancora queste idee violente, proprie di una cultura sociale e sportiva che non ha senso di esistere. Dobbiamo porci in direzione di un’eguaglianza nei diritti alla pratica sportiva, porci contro ogni genere di violenza, a prescindere dalle forme in cui viene utilizzata, e schierarci dalla parte delle donne, a prescindere dallo sport che scelgono di fare e da ciò che scelgono di essere.
Una donna appartiene a se stessa. Il diritto di praticare sport appartiene a tutti.
Riccardo Fontana