Oggi l’NBA si ferma e il basket in America smette momentaneamente di essere praticato.

Lo fa per dare l’esempio, per trasmettere i suoi ideali sportivi, per contribuire al cambiamento sociale e politico. Gli sportivi sono delle icone. I loro gesti hanno una rilevanza mediatica enorme; le loro azioni possono ispirare gli altri a schierarsi, a prendere posizione, a contribuire in piccolo a qualcosa di grande. Nello sport non c’è discriminazione, né razzismo; non importa di che etnia sei, da dove provieni, qual è la tua storia: giochi se rispetti le regole e sei bravo. Negli Stati Uniti, invece, non è così. Importa se sei bianco o nero, conta da dove vieni. La discriminazione e il razzismo sono germi ancora presenti e radicati, che generano violenze e pregiudizi. I neri sono ancora troppo spesso considerati cittadini di serie B. Come le donne, percepiscono mediamente uno stipendio minore e hanno meno tutele sociali. L’NBA, che è composta principalmente da giocatori neri americani, non può che opporsi a questo stato di cose. Lo fa in nome di tutti i soprusi, le violenze e le discriminazioni che i suoi giocatori o i loro concittadini hanno subìto. Lo fa per supportare una causa sociale che sembra andare oltre il giocare a pallacanestro o a uno sport, ma in realtà è perfettamente allineata con i valori dello sport e del gioco. Il valore dello sport non si misura, infatti, soltanto attraverso il benessere fisico e le emozioni positive che trasmette. Lo sport è, per sua stessa natura, portatore e generatore di valori. Lo sport è sempre stato veicolo di trasmissione di pace; insegna che si possono affrontare i conflitti attraverso il confronto e la sana competizione, attraverso il rispetto e la condivisione di regole comuni. Laddove è insegnato e praticato correttamente, insegna ad accettare l’altro, il “diverso”, sia esso l’avversario o il compagno di squadra più scarso o più forte.

Praticare lo sport insegna il valore delle regole, l’importanza dell’accettazione e la necessità del confronto. In quanto tale, non può essere esente da implicazioni sociali e politiche. Se la situazione sociale è in netto contrasto con i valori dello sport, chi lo pratica ha il diritto di prendere posizione e manifestare la sua contrarietà. Lo sport è un mezzo per diffondere pace e benessere; se viene praticato in un contesto che non li garantisce o supporta, la sua stessa attività ne è minacciata. Per questo motivo, oggi, l’NBA si è fermata, e ha il diritto di farlo.

Riccardo Fontana