In tarda serata di Venerdì 16 Ottobre 2020 la Regione Lombardia ha deciso che “sono sospese tutte le gare, competizioni e altre attività, anche di allenamento, degli sport di contatto [..] delle associazioni e società dilettantistiche”.

Nella tarda serata di Venerdì 16 Ottobre 2020 la Regione Lombardia ha deciso di bloccare e uccidere momentaneamente lo sport di base e, di conseguenza, abbandonare a se stessi i bambini e le famiglie. La scelta di sospendere ogni attività sportiva svolta dalle associazioni dilettantistiche è folle e insostenibile. E’ una scelta figlia della malsana logica di questo periodo: scaricare le responsabilità sugli altri e, laddove iniziano i problemi, chiudere e chiudersi anziché affrontarli.

Sospendere le attività equivale ad abbandonare ulteriormente le società sportive, dopo un mese e mezzo di intensissimo lavoro, per organizzarsi correttamente secondo le disposizioni igienico-sanitarie e per tenere in ordine una burocrazia molto impegnativa, da aggiornare e curare quotidianamente. Sono stati richiesti sforzi burocratici ed economici enormi alle associazioni sportive per ripartire. Soltanto il Governo ha stanziato dei fondi, che però sono stati insufficienti per ripartire in sicurezza. Abbiamo dovuto comprare di tasca nostra, con soldi a fondo perduto -perché non sarebbe stato corretto né vantaggioso aumentare le quote annuali- tutti i sanificanti: mascherine, gel, disinfettanti, spugne, termoscanner, ecc. Abbiamo dovuto comprare nuove ceste per tenere i nostri palloni separati e al chiuso. Abbiamo dovuto seguire dei corsi di formazione sulle procedure anti-covid; tenere un registro con tutti gli iscritti, segnando la presenza quotidiana e raccogliendo settimanalmente il foglio di autodichiarazione anti-covid e tutti gli altri moduli affini. Abbiamo dovuto disinfettare ogni ora gli attrezzi di lavoro: coni, cinesini, palloni, palline, panche, tavoli, maniglie delle porte. Abbiamo contingentato le entrate; creato un’entrata e un’uscita separata in modo da evitare il più possibile ogni assembramento. E per fare tutto ciò non abbiamo ricevuto alcun aiuto economico da parte della Regione.

Le associazioni sportive dilettantistiche sono e sono state abbandonate a se stesse. Ci hanno permesso di ripartire, ma in totale autonomia. Le scuole, all’interno delle quali sono presenti le palestre nelle quali lavoriamo, ci hanno permesso di entrare con oltre due settimane di ritardo, alcune addirittura più di un mese. (Noi ieri, Venerdì 16 Ottobre 2020, avevamo finalmente ottenuto il permesso per entrare in una palestra del Municipio 3. In questa palestra non ci siamo entrati. E per ora, non ci entreremo). Eppure, abbiamo già pagato parte della quota annuale (dal 30% al 50% del totale) al Comune necessaria per poter ottenere la delibera e poter accedere alle palestre. Abbiamo pagato le affiliazioni agli enti di promozione sportiva, i tesseramenti dei giocatori, l’assicurazione anti-infortunistica di ognuno e, ovviamente, pagheremo gli istruttori per il lavoro svolto fin qui.

Chi restituirà questi soldi alle associazioni? Come si può convincere gli iscritti di una associazione sportiva che parte della quota annuale richiesta è servita per pagare palestre che nessuno ha potuto utilizzare? Abbiamo dovuto seguire alla lettera protocolli e linee guida, ed è stato giusto così, perché i professionisti hanno l’obbligo morale e legale di tutelare la salute e la sicurezza dei propri iscritti. Eppure, non è mai stato svolto alcun controllo sull’effettivo rispetto di simili linee guida. Non siamo stati aiutati in alcun modo nel garantire un’efficace sistema di gestione e di monitoraggio. L’abbiamo fatto da soli, con uno sforzo non indifferente. E adesso, anziché investire sullo sport e aiutare le associazioni sportive a tutelare la salute e il rispetto delle normative, le si abbandona ulteriormente al loro destino, scegliendo di chiudere anziché stanziare finanziamenti al fine di garantire un tracciamento e un’analisi dati efficiente e sempre aggiornata.

Dopo tutto lo sforzo fatto per riaprire e ripartire, anticipando di nostro pugno i soldi per la sicurezza e la tutela, e dopo aver lottato con alcuni presidi e scuole che han fatto resistenza e non volevano concederci la palestra, siamo nuovamente obbligati a fermarci, con una decisione regionale che confligge con quella statale. Si sceglie di chiudere perché è più facile chiudere piuttosto che affrontare la situazione. E dunque, chiudiamo momentaneamente. Chiudiamo ancora. Con l’unica certezza che abbiamo dovuto gestire questa situazione senza alcun supporto da parte delle autorità regionali competenti, che si sono limitati a delegare e chiudere.

Con la paura che alla nuova ripresa delle attività questo supporto mancherà ancora. Con la grande voglia di ripartire e garantire nuovamente l’attività a tutti, nonostante le difficoltà economiche e burocratiche che dovremo gestire. Perché lo sport è benessere psicologico e fisico. E da qualcuno va tutelato e garantito.

Riccardo Fontana

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