Gli ultimi provvedimenti governativi presi per arginare la pandemia attualmente in corso impediscono alle associazioni ogni forma di attività sportiva e motoria al chiuso. L’attuale situazione di emergenza, unita alla precaria condizione sanitaria che rischia potenzialmente il collasso, obbliga il mondo dello sport a fermarsi e rispettare queste disposizioni, per senso di responsabilità civica e mantenimento dell’unità nazionale in ogni sua componente.

E’ sempre e comunque legittimo discutere, argomentando la propria posizione, sulle scelte governative e sulla drasticità di tale provvedimento, ma non è certo questo il periodo migliore per opporsi e protestare. Poco importa, ora, se in questi mesi sono state fatte scelte drasticamente sbagliate e poco lungimiranti. Poco importa se ci hanno permesso di aprire con un ingente esborso di soldi ed energie per poi farci chiudere immediatamente. Verranno momenti migliori, dove giudicare l’operato del governo e far riflettere le persone su ciò che essi hanno considerato non prioritario in questo frangente emergenziale, ossia lo sport.

Il compito prioritario degli operatori sportivi è sempre stato, e rimane tutt’oggi, far praticare lo sport alle persone nelle forme e nei luoghi permessi. Anziché rivendicare ciò che ora ci è precluso, dobbiamo concentrare gli sforzi nella tutela e nell’incoraggiamento di quel poco che è ancora permesso. Il nostro compito primario è tutelare e garantire l’attività motoria nel presente.
C’è un tempo per tutto: si deve riuscire a distinguere il momento di rivendicare e quello di resistere, aiutando nel piccolo e mantenendo vivo, ora e in futuro, lo sport.

Scrivo ora e in futuro perché credo che il secondo compito verso il quale ogni operatore sportivo deve rivolgere le proprie attenzioni sia pensare e progettare l’attività motoria e sportiva, oltreché nell’immediato, anche e soprattutto nel futuro.
Questa situazione di inattività arrecherà alle persone degli scompensi e delle difficoltà sul lungo periodo. Non poter fare sport per così tanto tempo, vivendo in un ambiente altamente tecnico e sedentario come il nostro, avrà ripercussioni sulla salute mentale e psicologica delle persone. I bambini, ora privati della possibilità di fare attività fisica, avranno sul lungo periodo dei deficit cognitivi e motori. Non potendo agire in maniera mirata e approfondita ora, dobbiamo rivendicare per il futuro una maggior importanza dell’insegnamento delle discipline corporee, motorie e sportive lungo tutto il processo educativo.
Tutt’oggi, infatti, è ancora sottovalutata l’importanza della pratica motoria e sportiva per il benessere individuale. Non si è ancora compreso a fondo la potenzialità di tale pratica come momento ludico, formativo ed espressivo del singolo individuo.

L’attività motoria e sportiva ha un’importanza prioritaria e deve essere centrale nello sviluppo, nella formazione e nell’espressione psicofisica individuale, poiché l’essenza dello sport comprende le tre componenti di movimento, gioco e corpo.
Siamo principalmente un corpo. Un corpo che si muove nello spazio e nel tempo, e che sulla base delle proprie reazioni e delle stimolazioni esterne costruisce uno schema corporeo e un senso di sé. Senza l’esplorazione e la consapevolezza di essere e avere un corpo non può emergere una mente riflessiva e pensante. Di conseguenza, non può costruirsi alcuna identità.

Per questo motivo dobbiamo rivolgerci al futuro e far capire che, al ritorno della normalità, sarà necessario riconoscere lo sport e l’attività motoria come componenti principali dell’educazione e dell’istruzione, oltre che come fonte di benessere psicologico, mentale ed esistenziale. L’inscindibilità tra corpo e mente e l’importanza centrale dello sviluppo corporeo in età scolare devono essere il fondamento teorico per richiedere e rivendicare molte più ore dedicate allo sviluppo, alla conoscenza e alla cura del corpo nel contesto scolastico.
Dobbiamo agire per mantenere viva l’attività motoria ora, e renderla centrale in futuro. Il compito di chi ha a cuore lo sport è, ora, tutelarlo e garantirlo nelle forme permesse e, in futuro, rivendicarne un ruolo centrale nella cultura e nell’istruzione delle persone. Solo così tuteleremo e faremo fiorire ciò che più ci sta a cuore ed è il nostro lavoro, ossia lo sport.

Riccardo Fontana